Beceri razzisti contro Iliass Aouani
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Forse perché ho seguito la notizia dello stupendo record di Iliass Aouani direttamente dal racconto di Massimo Magnani, questa volta mi ero perso gli stucchevoli e vomitevoli commenti dei leoni da tastiera che ogni volta accompagnano le performance sportive di straordinari atleti azzurri come lui, Paola Egonu, Sara Gama,…
Ad un anno dalla guerra, una Storia di speranza per il 2023
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Il 4 febbraio 2022 a Pechino si aprivano i Giochi Olimpici invernali.
C’era poca neve attorno alla capitale cinese, ma il vento gelido che arrivava dal confine europeo si percepiva bene. Si sperava che, chissà, magari i Giochi potessero essere teatro per la diplomazia, ricoprendo quel ruolo che era loro stato affidato nell'antica Grecia, per essere poi riscoperto a fine Ottocento da De Coubertin, nel tentativo di sopire la polveriera che era il vecchio continente. Sicuramente la saggezza è stata degli atleti, come l’ucraino Abramenko e il russo Burov, che riprendono quattro anni dopo l'abbraccio mostrato al mondo in Sud Corea, ma non dei “potenti”: il 24 febbraio, appena il tempo di spegnere il primo braciere, ecco che a bruciare, e non dei valori etici dello sport, sono Mariupol, Odessa e altre città delle quali non avremmo certo voluto imparare i nomi così. Abramenko non ride più sulla neve ma è sempre protagonista di un abbraccio, che ora però racchiude la sconfitta dell'Uomo: quello nel quale protegge suo figlio mentre, nascosto nei rifugi di Kiev, implora che non si vada più a fondo di così.
Tra le parole più “giuste” udite dall'inizio delle ostilità si annoverano quelle pronunciate il 4 marzo da Adrew Parson, Presidente del Comitato Internazionale Paralimpico, che, riaccendendo il fuoco a Pechino, davanti alle telecamere di tutto il mondo e in barba ad un discorso programmato con le autorità cinesi, stravolge tutto affermando che "sono inorridito da ciò che sta accadendo nel mondo in questo momento. Il 21° secolo è un'epoca di dialogo e diplomazia, non di guerra e odio. Aspiriamo a un mondo migliore e più inclusivo, libero da discriminazioni, libero dall'odio, libero dall'ignoranza e libero dal conflitto. Qui a Pechino gli atleti gareggeranno tra loro, non l'uno contro l'altro. Attraverso lo sport metteranno in mostra il meglio dell'umanità ed evidenzieranno i valori che dovrebbero essere alla base di un mondo pacifico e inclusivo. I paralimpici sanno che un avversario non deve essere un nemico e che uniti possiamo ottenere di più, molto di più. Stasera il Movimento Paralimpico invita le autorità mondiali a riunirsi, come fanno gli atleti, e promuovere la pace, la comprensione e l'inclusione. Il mondo deve essere un luogo di condivisione, non di divisione". Dovremmo tenere sempre a mente queste parole di Parson, perché sono l’essenza di cosa lo sport deve promuovere ogni giorno e di quanto può essere cardine di un vero cambiamento, basato su lealtà, rispetto, solidarietà ed inclusione.
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Giornata mondiale contro il cancro 2024
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