Sabato, finale del Campionato Italiano under 23 di scherma, l’arma in pedana è la spada, ad impugnarla, dietro alla classica maschera che coprirà pure il volto ma sicuramente non l’animo delle atlete, la romana Gaia Traditi e la ferrarese Emilia Rossatti!
A 17 secondi dalla fine l’esito dell’assalto è ancora incerto con la romana avanti di 3 stoccate, per 12 a 9. Ma, come ben sa chi conosce lo sport, nulla è certo fino alla fine, con l’imprevisto sempre in agguato e a mettere in crisi la Traditi ci pensa un brutto infortunio alla caviglia.
Gaia fatica a stare in piedi e il tempo allo scadere, in questo sport, sarebbe sufficiente a ribaltare il risultato in condizioni normali, figuriamoci così. Ma a questo punto arriva la decisone della ferrarese: una vittoria ottenuta così non le apparterrebbe, a meritare la vittoria è la sua amica. E così la Rossatti decide di lasciar trascorrere “a vuoto” quei secondi, un vuoto che fa il pari con la pienezza dell’animo dell’estense e colma di nobiltà la sua spada.
Bravissima Emilia e bravissimo anche il suo allenatore, e mio grande amico, Riccardo Schiavina, che ha commentano quanto sia “un grande onore allenare una ragazza di questo spessore, umano prima e sportivo poi”. Onore che va esteso alla storica società sportiva Accademia Scherma “G. Bernardi”, che questi valori li trasmette giorno dopo giorno ai suoi atleti.
In conclusione, vorrei richiamare a due aspetti, uno già espresso tra le mie righe e uno non detto, visto che in tanti stanno scrivendo su questo gesto ma, non me ne vogliano, senza sottolinearli. Il primo, di ordine pratico, è che in un assalto 17 secondi sono sufficienti a recuperare 3 stoccate. Il secondo vuole chiarire che, se Emilia avesse deciso diversamente, avrebbe vinto con pieno merito, senza possibilità di essere biasimata. Ha scelto così in sua coscienza, non tra bene e male ma tra condotta ordinaria e straordinaria. Sono questi due punti a rendere il gesto così unico e ricco di Fair Play.
Foto Trifiletti/Bizzi