Lo sport, da sempre e per sua natura, epicizza le gesta degli uomini, portando parole, in eventi di "gioco", che normalmente non sarebbero del tutto corrette in quel contesto.

Quasi tutti abbiamo usato il termine "eroi" per campioni dello sport o "disfatta" per una cocente sconfitta, sentendoci nel diritto di farlo. Fin qua tutto bene, ogni tanto qualcuno punta il dito su queste "esagerazioni", senza magari sapere che era proprio lo scopo dei Giochi Olimpici, antichi e moderni, portare suoi campi da gioco il confronto, dandogli modo di far diventare quello il terreno di rivalità, sana, perché regolata, soprattutto a "tempo scaduto", dalle regole dei Fair Play.

Però ci sono momenti e contesti storici dove il "paroliere" deve sapere con cura scegliere i termini, perché leggere a caratteri cubitali "ALL'INFERNO" riferito ad una partita di calcio, oggi, che all'inferno c'è, e non metaforicamente, una intera nazione, non è il massimo.

E, forse, un uso più attento dei termini, da parte di chi ha la fortuna di essere letto da molti, porterebbe ad un uso migliore da parte di tutti, che poi, magari, ma questa è utopia, anche a comportamenti migliori. Perché ancora, nel 2022 e sull'orlo di una guerra nucleare, non si può sentire fischiare l'inno nazionale rivale.

Articolo pubblicato su Panathlon Planet

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